lunedì 27 giugno 2011

"La figura di cera" di Riccardo D'Anna





"Una mano ossuta emerse fulminea da un mantello scuro

che si confondeva col buio circostante,
lo afferrò saldamente per un polso.
Jean comprese che ogni tentativo di divincolarsi
o di sfuggire 
al dominio di quella creatura sarebbe stato vano:
gli occhi sembravano dilatarsi progressivamente e bruciavano dentro i suoi,

mentre una sensazione di gelo, penetratagli dalla nuca, si diffondeva in tutte le ossa.

Tentò di urlare, ma dalla bocca spalancata non venne fuori alcun suono.


Un alito mortifero di fiori marci e terra umida lo investì, nauseandolo,
Centrafino a fargli quasi perdere i sensi.
Poi non sentì più nulla,

come se il corpo gli fosse improvvisamente divenuto un'entità disincarnata.
C'era solo il sangue, che pulsava a rapide ondate nei globi oculari.
"





Londra, inverno 1958. L’attenzione dell’ispettore Tyrrel viene attirata da una serie impressionante di suicidi che stanno sconvolgendo la città. L’uomo, convinto che i suicidi siano in realtà omicidi perpetrati da forze occulte particolarmente potenti e in qualche modo legate all’assassinio, avvenuto qualche mese prima presso il Lancaster College di Cambridge, di una giovane coppia, decide si scavare più a fondo nella vicenda. Per farlo si avvale dell’aiuto di un gruppo di valorosi e intraprendenti intellettuali, decisi a svelare il mistero della famigerata “statua di cera”, il calco pressoché perfetto della marchesa Lucrezia D’Ateleta di Montevago, nobildonna caduta in disgrazia e poi morta in un appartamento londinese.




Secondo la leggenda, infatti, l’affascinante ma perversa marchesa, amante di Gabriele D’Annunzio e appassionata di scienze occulte, attingerebbe dal suo simulacro una forza capace di regalarle nuova vita dopo la morte.


Vede, signor Honeydew, se le mie supposizioni sono esatte ho ragione di credere che non soltanto noi, ma l’intera città di Londra e forse l’Inghilterra stessa possano essere in pericolo. Finora, per nostra fortuna, non abbiamo ricevuto avvisaglie, ma se il morbo cominciasse a diffondersi, a propagarsi…”


I protagonisti, dopo una veloce sortita in una Venezia travolta dal carnevale e dall’acqua alta, dove incontreranno Peggy Guggenheim, proseguiranno il loro viaggio verso la Berlino post-bellica, divisa e più che mai straziata dalle atrocità che vi hanno avuto luogo appena un decennio prima. Proprio qui i nostri eroi correranno i pericoli maggiori: scopriranno, infatti, che nella capitale tedesca ancora sopravvivono e fanno proseliti quelle società segrete che costituirono la base occulta dell’ideologia nazista…

A detta dello stesso autore, “La figura di cera” è un omaggio al più famoso “Il morso sul collo” di Simon Raven, pubblicato prima da Longanesi e poi, nel 2009, da Gargoyle; da una parte vuol essere una sorta di sequel, dall’altra elabora in maniera assolutamente originale e innovativa elementi classici come il vampirismo e lo spiritismo.



L’autore

Riccardo D’Anna è nato nel 1962 a Roma, dove vive e lavora.
 Saggista e scrittore, ha pubblicato “Una stagione di fede assoluta” (PeQuod, 2006) e “Saint-Ex” (Avagliano, 2008), ipotesi fantasiosa sugli ultimi giorni di vita di Antoine de Saint-Exupéry. Ha collaborato con la rivista “Nuovi Argomenti”, con interventi critici, testi poetici e altro.



Il commento di Rossella


La figura di cera” di Riccardo D’Anna non è un horror classico, bensì una miscela di generi diversi – gotico, noir, giallo classico e storico – perfettamente fusi in una trama ricca di colpi di scena, non sempre perfettamente comprensibile ma di sicuro effetto. "La figura di cera" è una sorta di omaggio all’horror classico, elemento tipico e simbolico di un genere che in questo romanzo viene trasfigurato in maniera letteraria, estremamente raffinata e curata. Tuttavia questo genere di scrittura e i numerosi riferimenti letterari, risultano spesso inaccessibili per un lettore non dotato di una cultura medio-alta, anche per via della prosa elegante e ricercata, densa di significati non sempre immediatamente comprensibili.

Il maggior pregio di questo romanzo sta nella sua assoluta originalità e nel coraggio di osare, di mescolare generi letterari diversi giocando consapevolmente con un effetto sorpresa che a volte riesce a volte no; il lettore, in ogni caso, si trova spesso spiazzato perché gli eventi non prendono quasi mai la piega che egli si aspetterebbe, dal momento che, essendo difficilmente inquadrabile in un solo genere, “La figura di cera” riesce a sfuggire abilmente a tutti gli inflazionati “cliché” letterari.

Riccardo D’Anna è un vero maestro nelle descrizioni: la sua prosa, fortemente evocativa, riesce a creare atmosfere particolari e inquietanti, che catturano il lettore forse più degli eventi narrati. Soprattutto in alcuni punti, infatti, la narrazione lascia un po’ a desiderare, divenendo ostica e poco comprensibile; un peccato, perché gli ingredienti per creare suspance e brividi non mancano, così come la trama originale, che riesce a inserire un elemento abusato come il vampirismo elaborandolo in maniera nuova e accattivante.

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